In questo terzo appuntamento dedicato ai 150 anni dell'unità d'Italia, ci dedichiamo alle cronachette giunteci dai durissimi tempi della Seconda Guerra Mondiali e del periodo poco dopo successivo: iniziamo dal
1943, con tanti aneddoti davvero interessanti e quasi sconosciuti: chi di voi sapeva che la mitica galleria del Sansinato salvò tante vite ed ospitò al suo interno decine di persone? Ed oggi ingratamente giace nell'abbandono più totale...
La sera del 13 agosto le truppe angloamericane bombardarono con particolare insistenza la stazione di S.Eufemia Lamezia radendola al suolo. Per circa venti minuti una squadriglia di bombardieri sorvolarono il nodo ferroviario colpendo anche il vicino zuccherificio. Il tutto mentre sopraggiungeva un treno proveniente dalla Sicilia. Furono momenti di panico soprattutto per quei viaggiatori che non conoscendo la zona non sapevano dove rifugiarsi. Anche le stazioni di Catanzaro Sala e Catanzaro Marina furono martoriate dai bombardamenti che qui proseguirono sino all'armistizio. Furono distrutte le palazzine dei ferrovieri del rione Corace e La Fortuna costringendo gli abitanti a trovare rifugio nella galleria della Calabro-Lucana di Sala. I ferrovieri di Sala e i pochi di S.Maria sfollarono invece verso Cavorà. Le nicchie della galleria del Sansinato vennero assegnate ad alcune famiglie che abitavano nelle vicinanze e ad altre di Gagliano. Qui si verificava che se i bambini riuscivano a trafugare viveri dai carri merci li portavano via attraverso uno dei due sfiati della galleria. Con le incursioni aeree del 19 agosto fu presa di mira la stazione di Catanzaro Sala. Sotto una pioggia di bombe il Capostazione Totino pensò bene di ordinare al macchinista in partenza per Crotone, di invertire la marcia al fine di ricoverarsi nella galleria del Sansinato. Una dozzina di persone che cercarono ricovero nella stessa galleria trovarono la morte innanzi all'attuale casermetta della Polfer. I ferrovieri che dalla "piccola" si diressero verso la galleria delle Calabro-Lucane riuscirono a salvarsi. Tra questi il manovale Demetrio Laganà, in servizio alla stazione di Catanzaro Sala dal 1942. Dei deceduti si ricorda solo il milite Critelli. I bombardamenti non risparmiarono l'Automotofunicolare, in particolare nel tratto urbano, con la distruzione delle motrici n° 3 ed n° 8. Il 22 agosto le sirene preannunciarono un violento attacco aereo al Deposito Locomotive di Lido, dove era stata collocata da un gruppo di ferrovieri una statuina di S.Antonio. Tutti gli operai si riversarono in un agrumeto attiguo alla Fiumarella. Un solo operaio, Tommaso Leone, perse la vita. Finiti i bombardamenti gli altri ferrovieri tornarono al Deposito che era diventato un ammasso di macerie; l'unica cosa ritrovata intatta fu la statuina di S.Antonio. Ancora oggi al DL ed alla stazione di Catanzaro Lido si festeggia S.Antonio, come patrono protettore dei ferrovieri:Foto by DLF Catanzaro Lido.1944In quest'anno per una dimenticanza di manovra degli scambi si verificò, nell'ambito della stazione di Catanzaro Sala, un violento urto tra due treni viaggiatori. L'impatto provocò lo svio di alcune vetture ed il ribaltamento di altre. Il Capostazione don Peppino Cosco, dopo aver dato l'allerta agli addetti al soccorso, scappò via per paura di essere arrestato. A confluire per primi sul luogo del sinistro furono un gruppo di ferrovieri partecipanti ad una festa nella vicina casa cantoniera ai quali si presentò uno scenario drammatico e sconvolgente.1947Il giovane tenente ligure Ubaldo Grani, al suo primo viaggio in Calabria sul "romano", sentì il conduttore gridare "Coraci, Coraci". Egli capì che dicesse "coraggio, coraggio". D'istinto, mentre il treno si fermava, guardò fuori dal finestrino e nel vedere la vallata del Corace di notte commentò: "sì, ci vuole proprio coraggio a scendere in questa stazione".Intorno alle stazioni si è registrato con gli anni un vivo risveglio edilizio. Basta pensare che S.Eufemia Lamezia negli anni Trenta contava meno di trecento abitanti. Nelle nostre contrade, inoltre, elevato era il rispetto per i ferrovieri, indipendentemente dal ruolo svolto nell'ambito lavorativo. A Marcellinara, Settingiano, Feroleto, fino agli anni Sessanta vedendo entrare uno di loro in un negozio si sentiva il dovere di dargli la precedenza dicendo al commericante "serviti prima u capu".1951Il Capostazione Cosco, all'arrivo a Catanzaro Sala del treno proveniente da Roma, rivolgendosi al deviatore Salvatore Scarfone, gridava con insistenza in marcato dialetto catanzarese: "guardatimi 'a cuda". Significando di verificare se il treno portava i fanali di coda. Un passeggero affacciandosi dal finestrino lo interruppe: "se non si toglie il cappotto non credo gliela possa vedere". Ancora oggi questo modo di dire è in uso, pertanto non meravigliatevi se transitando in una delle nostre stazioni sentite dire: "facitimi u piacira, guardatimi a cuda!"Continua...Un ringraziamento a Pierangelo Marchese per le spettacolari cartoline d'epoca!
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